A SONDRIO PER SUPERARE LA LEGGE BOSSI-FINI E CAMBIARE LE POLITICHE SULL'IMMIGRAZIONE
Gianfranco Camero
gianfrancocamero@gmail.com
Sabato 14 ottobre, dalle 9:30 alle 12:30, a Sondrio in piazza Campello sarà l'ultima occasione per firmare la legge di iniziativa popolare “Ero straniero – L’umanità che fa bene”.
La legge “Nuove norme per la promozione del regolare permesso di soggiorno e dell’inclusione sociale e lavorativa di cittadini stranieri non comunitari”, promossa da Radicali Italiani ed altri, ha visto l'adesione di centinaia di sindaci - che ogni giorno si confrontano con questioni legate all'accoglienza dei migranti sul territorio e alla loro integrazione - e di molte organizzazioni impegnate sul fronte dell’immigrazione, tra cui Caritas Italiana, Fondazione Migrantes, Comunità di Sant’Egidio, CGIL, Federazione Chiese Evangeliche Italiane. Anche Papa Francesco ha espresso più volte pubblicamente il proprio sostegno alla legge di iniziativa popolare.
Questa campagna si propone di cambiare anche il racconto pubblico sull’immigrazione, ostaggio di pregiudizi, luoghi comuni e vere e proprie bugie che la politica, invece di contrastare, spesso sceglie di cavalcare per guadagnare consenso.
Su 500 milioni di europei dell’Unione, solo il 6,9% è costituito da immigrati: l’Italia con una quota dell’8,2% è allineata a Germania (9,3%), Regno Unito (8,4%) e Francia (6,6%). Gli immigrati sono meno istruiti e a loro sono riservate quasi esclusivamente le mansioni meno qualificate e meno retribuite rifiutate dagli italiani, ma il loro contributo alla crescita della ricchezza nazionale è considerevole (quasi 8 punti di PIL, 100 miliardi l’anno).
Per mantenere sostanzialmente inalterata la popolazione italiana dei 15-64enni nel prossimo decennio - dal momento che gli italiani diminuiranno dal 2015 al 2025 di 1,8 milioni di unità - è necessario un aumento degli immigrati di circa 1,6 milioni di persone, con un flusso d'ingressi di 157 mila in media ogni anno. È questo il fabbisogno indispensabile per garantire l’attuale capacità produttiva del Paese e per rendere sostenibile il sistema previdenziale.
L’Italia sta diventando, con la chiusura dei confini degli altri paesi europei, sempre meno paese di transito e sempre più residenza finale dei richiedenti asilo. Con un aumento del numero delle domande di protezione e un tasso di non riconoscimento che è giunto, nei primi sei mesi del 2016, al 60% è altissimo il rischio che decine di migliaia di persone non lascino il nostro paese, ma vi rimangano pur impossibilitati a svolgere una regolare attività lavorativa, destinati al lavoro nero e allo sfruttamento.