DUE ANNI DOPO, LO STATO DEI LAVORI
Filippo Azimonti
Angelo Costanzo consigliere regionale PD |
Giorgio Pozzi ex consigliere regionale PDL |
Sono passati più di due anni da che Giorgio Pozzi è entrato al Pirellone forte delle sue 16mila preferenze. Peccato che fosse ineleggibile in quanto le sue dimissioni dal Consiglio di amministrazione di Nord Energia, una controllata di TreNord e Regione erano arrivate con 17 giorni di ritardo, quando il candidato pidiellino era sicuro di essere stato eletto
Ma c’è voluta una sentenza della Cassazione per stabilire che quel posto spettava alla prima dei non eletti, Paola Camillo, che di voti ne aveva presi solo 309, ma che aveva, giustamente, fatto ricorso contro l’elezione del potente Pozzi.
La giunta per le elezioni della Regione aveva, ovviamente, deciso altrimenti. Già, perché in una micidiale logica “bipartisan” c’era un altro ineleggibile da tutelare, Angelo Costanzo del Partito democratico che sedeva nel consiglio di amministrazione dell’Aler e che, come il collega e avversario politico, aveva pasticciato nel formalizzare le proprie dimissioni. A farsene garante era stato il presidente dell’Aler, Gildo De Gianni, della Lega dopo che il caso era stato sollevato dai radicali. Ma nella sentenza di primo grado del tribunale civile, Costanzo era stato dichiarato ineleggibile e del suo ricorso deciderà, il 12 luglio, la Corte d’Appello e poi ci sarà, probabilmente, la Cassazione, visto che le sentenze si rispettano solo quando sono favorevoli.
Un altro caso di “nobile” resistenza e di affezione alla propria poltroncina senza alcun rispetto per le regole cui per primi “i rappresentanti del popolo sovrano” dovrebbero attenersi. In questo caso la regola appare del tutto ragionevole e non si può considerare un eccesso burocratico stabilire che venga tutelato il principio di uguaglianza fra i candidati, escludendo dalla competizione elettorale quei soggetti che per la particolare posizione o incarico ricoperti potrebbero influenzare la volontà degli elettori. D’altronde lo stesso Presidente, con il caso delle firme “false”, ha costituito un solido precedente in tema di violazione delle norme ed, evidentemente, ha trovato degli emuli altrettanto spregiudicati.
Ci sono voluti due anni, grazie alla “complicità del Consiglio, perché un tribunale sancisse l’ineleggibilità di Pozzi, manca qualche settimana perché si decida delle sorti di Costanzo, cui il suo partito si è ben guardato dal chiedere un passo indietro «in attesa della decisione dei giudici». Quanto dovremo aspettare e quanti ricorsi si consumeranno prima che i giudici sentenzino su Roberto Formigoni per dimostrarci che in questi due anni abbiamo solo scherzato?
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