lunedì 9 luglio 2012

Firmigoni, Cappato e Lipparini: "Finalmente un'occasione per accertare le responsabilità. Ma il Presidente abusivo si nasconde dietro la malagiustizia italiana"


Dichiarazione di Marco Cappato e Lorenzo Lipparini, Radicali Lista
Bonino - Pannella

Dopo due anni e mezzo dalle elezioni regionali del 2010, arriva
finalmente la richiesta di rinvio a giudizio che potrà forse
consentire di accertare in tribunale le responsabilità della truffa
elettorale compiuta nella presentazione delle Liste per Formigoni
Presidente. Le prove di quanto accaduto sono state raccolte e
pubblicate da noi Radicali quasi due anni orsono  (sono consultabili
da chiunque a questo link), imponendo alla Procura di Milano di aprire
un'inchiesta che era stata archiviata senza nemmeno un minuto di
indagine dall'allora sostituto Bruti Liberati, oggi Procuratore capo.
La conferma delle prove da noi apportate è arrivata dal migliaio di
persone che hanno disconosciuto la firma abusivamente apposta a fianco
dei propri dati personali.
Nonostante tutto questo, l'altro procedimento giudiziario, quello
amministrativo -cioè l'unico che può determinare la decadenza di un
Presidente e di un Consiglio abusivo eletto grazie alla frode di
milioni di elettori- rimane bloccato grazie all'ostruzionismo
giudiziario di Pdl e Lega e all'opera della Corte costituzionale, che
ha finora impedito un giudizio sulla validità delle elezioni nei tempi
urgentissimi solitamente riservati ai procedimenti elettorali. Se oggi
Roberto Formigoni rimane Presidente della Regione Lombardia, insieme
al Consiglio regionale con lui eletto, ciò lo si deve alla
malagiustizia italiana, non per nulla in flagranza di reato permanente
davanti alla Corte europea dei diritti umani.


http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/12_luglio_3/firme-false-podesta-fornmigoni-elezioni-regionali-201854635610.shtml
Firme false per Formigoni, la Procura chiede rinvio a giudizio per
Podestà Il presidente della Provincia sotto accusa in quanto
coordinatore regionale pdl ai tempi della campagna per le Regionali

Ad avvantaggiarsi delle 926 firme false, disconosciute davanti ai
carabinieri dai sottoscrittori delle liste dei candidati Pdl che in
teoria figuravano averle apposte, nel 2010 fu il presidente della
Regione Lombardia, Roberto Formigoni, ma ora è il presidente della
Provincia di Milano, Guido Podestà, a pagarne il prezzo giudiziario
per «falso in atto pubblico» insieme a quattro consiglieri provinciali
e altre cinque persone. Grazie a quelle firme false il partito di
Berlusconi riuscì in extremis a presentare alle elezioni lombarde del
28 e 29 marzo 2010 la lista regionale «Per la Lombardia» e la lista
provinciale «Il Popolo della Libertà - Berlusconi per Formigoni» che
consentirono al già tre volte governatore lombardo di raccogliere 2
milioni e 700.000 voti, battere il pd Filippo Penati e restare per un
quarto consecutivo quinquennio al Pirellone fino al 2015. Solo che
adesso, a conclusione di una indagine giudiziaria alla quale la
Procura di Milano è stata pungolata e quasi "costretta" dalle
circostanziate denunce dei Radicali, la magistratura inquirente chiede
il rinvio a giudizio di Podestà perché, nella sua veste all’epoca di
coordinatore regionale del Pdl, avrebbe «promosso le attività di falsa
attestazione, indicandone a Clotilde Strada (vice responsabile del
settore elettorale del Pdl Lombardia ma in concreto unica effettiva
responsabile dell'attività di raccolta delle firme dei sottoscrittori)
le modalità specifiche di esecuzione, consistenti nell'uso dei
certificati elettorali per l'estrazione dei dati necessari per
l'inserimento delle generalità dei sottoscrittori delle liste dei
candidati».

A sua volta Strada è accusata di aver «comunicato espressamente tale
disposizione ai consiglieri provinciali milanesi Massimo Turci,
Barbara Calzavara, Nicolò Mardegan e Marco Martino». A pesare su
Podestà è stato il racconto, fatto da Strada nel suo interrogatorio
del 24 novembre 2011, del colloquio sviluppatosi nella serata decisiva
di fine febbraio 2010 nella sede milanese Pdl. Il presidente della
Provincia vi aveva opposto la propria secca smentita, a suo avviso
rafforzata dalla testimonianza di due suoi stretti collaboratori che
affermava fossero rimasti sempre con lui quella sera. Ma i due testi,
interrogati dal procuratore aggiunto Alfredo Robledo, hanno riferito
di non essere stati tutto il tempo accanto a Podestà. L’udienza
preliminare, nella quale la giudice Stefania Donadeo deciderà se
disporre il rinvio a giudizio o prosciogliere gli indagati, si terrà
il 12 ottobre.

Luigi Ferrarella, 3 luglio 2012 | 13:09

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Lorenzo Lipparini
www.lorenzolipparini.it
 +39 340 46 07 189

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