giovedì 22 maggio 2014

Libertà di stampa in Valtellina

Dal Quotidiano Libero, domenica 18 maggio 2014

"QUELLA VIGNETTA DIFFAMA IL GIUDICE". MA E' UN MANIFESTO STORICO


Claudia Osmetti
cla.osmetti@gmail.com



Articolo già pubblicato sul quotidiano Libero domenica 18 maggio 2014 (pag. 17)


Un’immagine vale più di mille parole. Deve aver pensato questo un giudice del Tribunale di Brescia quando, lo scorso marzo, ha confermato una sentenza di condanna per diffamazione a mezzo stampa in capo a ‘l Gazetin, un giornale indipendente di cronaca civile di Morbegno (Sondrio) reo di aver pubblicato una “vignetta” in merito a un procedimento fallimentare. Peccato, però, che l’immagine in questione altro non sia che un manifesto. Storico, per giunta.

Un pugno di ferro che schiaccia un gruppo di partigiani, sullo sfondo delle case in fiamme e la scritta “Banditi e ribelli, ecco la vostra fine”. Se volete vederlo vi basta fare un salto in via Borgonuovo a Milano. Già, perché quel manifesto è addirittura in esposizione al Museo del Risorgimento del capoluogo lombardo. Data della prima affissione: 1944. Non proprio ieri, ecco. Oppure potete collegarvi al sito lastoriamilitare.com: lì è possibile addirittura comprarne una copia (“originale”, si precisa) per la modica cifra di 400 euro.

Eppure per il magistrato non ci sono dubbi: quella “vignetta”, pardon quel manifesto, diffama il giudice delegato al fallimento. Beninteso, l’articolo con il quale, nel 2008, era proposto non integra gli estremi di alcun reato: giornalismo spiccio, va bene così. Anzi, “il testo non travalica i limiti dell’esercizio del diritto di cronaca e di critica come da tempo elaborati dalla giurisprudenza”, parola dello stesso Tribunale di Brescia. Ma quell’immagine, quella proprio non va.

“Così proposta”, continua infatti la sentenza della prima sezione civile del foro bresciano, “travalica i limiti del diritto di satira”. Risultato: il direttore, in solido con la cooperativa editrice del mensile, deve pagare 7 mila euro. E tanti saluti alla cronaca indipendente.

Non che sia la prima batosta giudiziaria per ‘l Gazetin, intendiamoci. Sempre in merito a quel procedimento fallimentare (il caso Gianoncelli che dura da 16 anni e non si è ancora concluso, ma i tempi della giustizia italiana son quelli che sono) il mensile valtellinese dovrà pagare, tra risarcimenti e spese legali, 20mila euro al giudice delegato per un articolo del 2004 e ne ha già sborsati circa 29mila al curatore fallimentare per altri pezzi pubblicati nel 2000 e nel 2001 e ritenuti diffamatori al pari della vignetta-manifesto. Il rischio chiusura, trattandosi di un piccolo giornale di provincia, è praticamente certezza.

Così a scendere in piazza sono stati i Radicali di Sondrio e l’associazione Avanti Diritto che ne hanno fatto una piccola battaglia locale: “’l Gazetin è stato condannato semplicemente perché  ha raccontato i fatti, a differenza di altre testate”, si legge nell’appello per la libertà di stampa sul quale in Valtellina stanno raccogliendo le firme. “Addirittura - continua la petizione - questo giornale è stato sottoposto a procedimento due volte per lo stesso fatto, in barba al diritto di critica. Diritto che vale anche per l’operato dei giudici ed è un principio riconosciuto dalla Cassazione e pacifico in tutti i Paesi civili”.

Giustizia giusta e libertà di stampa, quindi. Perché sarà anche vero che le sentenze si applicano, ma si commentano (e si criticano) pure. In un Paese libero, almeno.


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