Giuliano Ghilotti. Io copio, tu incolli, lei paga Storia di una sentenza | |
16 Agosto 2011 PROLOGO Non v'è chi non sia incappato, o almeno non ne abbia letto, in vicende giudiziarie al limite dell’incredibile. I non più giovanissimi potranno ricordare la tragica storia di Enzo Tortora, che dalla tribuna televisiva di “Portobello” viene trascinato in gattabuia, avendo deciso che, dietro l’irreprensibile facciata dell’onesto conduttore, si celava il losco trafficante di droga. Con una qualche ragione, nel processo del secolo, poté rivolgersi ai giudici con un, cito a memoria: “Signori Giudici, io sono innocente. Spero tanto lo siate anche voi!”. La piena assoluzione e riabilitazione, dopo anni di fango e tormento, non lo salvò dalla morte provocata da quella “bomba che mi hanno fatto scoppiare dentro”. Mestiere difficile quello di essere condannati a sputare sentenze, emanare decreti, redigere verdetti, imporre precetti, disporre restrizioni. Atti spesso ben fatti, a volte misfatti. Ed a maggior coscienza, c’è chi ci perde la testa. Ma non nella storia che raccontiamo oggi, eccezione che conferma la regola, nel paese dove l’unica regola certa è l’incertezza della regola. STORIA VECCHIA Esaminiamo la sentenza n. 118/11 del 12 aprile 2011 del Dr Pietro Paci relativa a causa |
giovedì 18 agosto 2011
Giustizia copia-incolla
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