sabato 9 giugno 2012

Costanzo, Pd, Lega

Niente da dichiarare?

PROCESSO D'APPELLO SULL'INELEGGIBILITA' DI COSTANZO IL 12 LUGLIO A MILANO

Gianfranco Camero
gianfrancocamero@gmail.com


Giacomo Ciapponi
segretario provinciale PD
Il prossimo 12 luglio si terrà presso la Corte di Appello di Milano il secondo grado di giudizio circa l'ineleggibilità del Consigliere regionale Angelo Costanzo (Pd), a seguito del ricorso proposto dallo stesso contro la sentenza pronunciata dal Tribunale Civile milanese il 12 gennaio scorso, con cui è stato dichiarato l'annullamento della sua elezione.

Il Tribunale di primo grado ha infatti accertato che Costanzo ha continuato a svolgere la funzione di Consigliere di Amministrazione dell'ALER sondriese (Azienda Lombarda per l'Edilizia Residenziale) ben oltre la scadenza stabilita dalla legge nel caso di candidati alle elezioni regionali che siano amministratori di enti controllati dalla Regione, violando la norma che intende tutelare il principio di uguaglianza fra i candidati, escludendo dalla competizione elettorale quei soggetti che per la particolare posizione o incarico ricoperti potrebbero influenzare la volontà degli elettori. A seguito della documentazione acquisita presso l'ALER dal Collegio giudicante, a nulla sono valsi i tentativi di anticipare le proprie dimissioni, rettificando l'autocertificazione presentata in Regione e, dopo il ricorso presentato dai Radicali, persino la presenza ai CdA nonché le registrazioni in Camera di Commercio, il tutto con la complicità del Presidente dell'ALER, Gildo De Gianni (Lega).

Con l'approssimarsi di questa nuova scadenza di giudizio, i Radicali intendono evidenziare la natura puramente strumentale, con fini dilatori, dell'appello presentato da Costanzo, poiché incentrato unicamente sulla presunta tardività dell'istanza che ha dato origine al procedimento mentre nulla più vien detto sulla questione di merito.

Messo a parte l'aspetto ironico per cui sia il dimissionario tardivo Costanzo a discettare sulla pretesa tardività altrui, ciò rappresenta comunque l'ammissione della violazione della legge sulla ineleggibilità: non sarebbe pertanto lecito chiedere al consigliere regionale illegittimo di lasciare il posto peraltro ad un “compagno” di partito di altra provincia anziché tentare la strada di una difesa cavillosa? Non sarebbe ora di ammettere che, a suo tempo, nella Giunta delle elezioni ci fu uno scambio di favori per salvare dalla decadenza dalla carica un esponente del Pd, Costanzo, e uno del PdL , Giorgio Pozzi, egualmente ineleggibile per motivo analogo?

E che dire del silente segretario provinciale del Pd che in un'intervista della scorsa estate sulla stampa locale dichiarava di attendere l'esito del ricorso? Penati è stato sospeso dal partito sebbene non ancora processato. Forse si ritiene che quanto accertato da un tribunale e non più contestato nel merito dall'interessato non debba comportare conseguenti comportamenti politici di salvaguardia delle istituzioni e del partito stesso?

E che fine ha fatto il confronto apertosi sempre la scorsa estate all'interno della Lega Nord a proposito del supporto di De Gianni, ora sbugiardato da una sentenza di tribunale?

venerdì 8 giugno 2012

Emma Bonino - Breslavia

Il ministro degli Esteri polacco Radoslaw Sikorski premia Emma Bonino

 "The Atlantic Council would be honored to pay tribute to your pioneering work as one of Europe's staunchest and most unapologetic human rights advocates. Never afraid to take a stand on delicate but important issues, you have been a trailblazer in defending civil liberties and fundamental freedoms in Europe and throughout the world. From your support of the creation of the International Criminal Court and other tribunals, to your work in establishing the Arab Democracy Foundation, you have championed the spread of freedom to those whose own governments had failed them. Whit this award, we wish to recognize your decades of service and in particular your efforts, early on, to elevate the dialogue on human rights in the
Middle East."
 

mercoledì 6 giugno 2012

Giustizia: colpevole di essere innamorato... vada in manicomio criminale





venerdì 11 marzo 2011




di Valentina Ascione
Gli Altri, 11 marzo 2011

Un viaggio. "Un viaggio tra malattia mentale e carcere, in cui non riesci a distinguere chi è matto da chi non lo è". Eppure per Irene Testa il carcere è pane quotidiano. Con l'associazione radicale di cui è segretaria "Il Detenuto Ignoto", se ne occupa tutti i giorni, da anni, e in questi anni ne ha viste - lei sì - "di ogni". L'Opg, però, è tutta un'altra storia. L'ospedale psichiatrico giudiziario, il manicomio criminale, è un miscuglio di storie, tutte diverse e tutte accomunate dall'incertezza. Quella di Aversa, poi, è forse la peggiore di queste strutture, uniche superstiti della legge Basaglia. Carlo - lo chiameremo così - si trova lì da pochi giorni, come sua madre aveva scritto in una lunga lettera inviata al “Detenuto Ignoto” e a chissà quante altre associazioni. Come un messaggio nella bottiglia, nella speranza che qualcuno lo pescasse. "Mio figlio non è pazzo, non ha mai ammazzato, mai stuprato, non ha mai fatto rapine nè furti, mai spacciato droga. Negli Opg che fino ad oggi lo hanno ospitato erano tutti concordi nel ribadire che tali strutture non sono adatte a lui", scriveva nella sua lettera disperata di madre sola e malata. E in effetti Carlo non ha proprio l'aria di essere disturbato, anzi. E' bello, bello davvero, alto e con due splendidi occhi azzurri.
E' stato internato per "malattia sopraggiunta in carcere", come molti ospiti di questa struttura del 1800, nella sua versione dei fatti, però, non c'è traccia di patologia. Racconta di essere evaso dagli arresti domiciliari per inseguire una ragazza della quale era innamorato e, una volta riacciuffato, di aver opposto resistenza e sferrato un pugno a un poliziotto. Ciò sarebbe bastato a ritenere che avesse bisogno di cure. Carlo tuttavia non è sottoposto ad alcun tipo di trattamento farmacologico, semplicemente perché non ne ha bisogno. Perché, come sembrano confermare le relazioni di medici e psichiatri, questo bel trentaduenne con alle spalle alcuni problemi di alcol e droga non dovrebbe trovarsi in un Opg. In carcere, magari, dove a quest'ora avrebbe già terminato di scontare la propria pena, ma non qui tra veri o presunti soggetti psichiatrici, condannati a un "ergastolo bianco" perché, proroga dopo proroga, hanno ormai perso ogni contatto con l'esterno e quindi non hanno altro luogo dove poter stare, né qualcuno che possa prendersi cura di loro. O perché non hanno ancora fornito prove sufficienti di un ritrovato lume della ragione e dunque continuano a essere ritenuti potenzialmente pericolosi. Qui, ad Aversa, chi non è matto rischia di diventarlo. E allora è proprio il caso di dire: meglio la galera.