MILANO: APRE LO SPORTELLO IN UN MODULO LE DECISIONI SUL "FINE VITA"
Zita Dazzi
La Repubblica
Articolo già pubblicato sul quotidiano La Repubblica il 29 ottobre 2013
A pochi mesi dal via libera in consiglio comunale, Palazzo Marino comincia a raccogliere il testamento biologico dei milanesi, cioè quelle dichiarazioni scritte spontanee in cui siano esplicitatele proprie volontà per quel che riguarda il «fine vita», sia in caso di morte, sia nella sventurata eventualità che si cada in uno stato di coma irreversibile o di incoscienza totale. Questo aveva stabilito la delibera approvata il 7 luglio scorso dall'aula. E questo si va a realizzare, dal prossimo 11 novembre, negli uffici dell'assessorato alle Politiche sociali di largo Treves 2, dove sarà in funzione uno sportello per depositare le «attestazioni anticipate di volontà sui trattamenti sanitari». Con questa formula si fa riferimento a tutte a prelievi e trapianti di organi o di tessuti in caso di morte cerebrale. Nel registro il cittadino potrà anche indicare se desidera la cremazione e la dispersione delle ceneri. I moduli sono già in stampa e così Milano si aggiungerà a quell'elenco di città dove si precede il Parlamento sulla strada dell'attuazione dei diritti della persona, così come sono indicati a livello generale nella Costituzione.
Nel "testamento biologico" — ancora senza valore legale, mancando a livello nazionale una legge in materia — ogni persona potrà lasciare disposizioni a medici e familiari sul da farsi in caso di una malattia o di un incidente che procuri uno stato di incoscienza permanente ed irreversibile. La delibera del luglio scorso richiamava l'articolo 32 della Costituzione dove si legge «nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario». La stessa delibera spiega che gli «atti depositati al registro possono essere richiesti dal dichiarante o da persona di sua fiducia, ma anche dal responsabile della struttura sanitaria presso cui si trovala persona». Chiunque ricordi il caso Englaro ha presente il dibattito che vi fu sulle scelte da fare e sulle difficoltà che ebbe papà Bepino per provare quali fossero realmente le intenzioni di sua figlia Eluana.
Ora il Comune, sulla scia di ben due petizioni popolari — una promossa dai radicali, l'altra dalle chiese protestanti e da alcune associazioni laiche — che in città nel corso del 2012 hanno raccolto migliaia di firme, ha deciso di dar corso al nuovo registro. E il secondo, dopo quello sulle unioni civili e lo scopo è di nuovo quello di essere di stimolo al legislatore nazionale. «Continuiamo sulla strada dei diritti — spiega l'assessore Pierfrancesco Majorino — con semplicità, contando sulla partecipazione dei cittadini e chiedendo al parlamento di uscire dal suo surreale immobilismo». Dal gennaio, lo sportello si trasferirà nella Casa dei diritti, che il Comune apre in via DeAmicis 10.