mercoledì 15 maggio 2013

EutanaSIAlegale


Proposte di legge su eutanasia, tortura, carceri e droghe

EUTANASIALEGALE, UNA SCELTA DI LIBERTA’

Claudia Osmetti




In Italia sono quasi 90mila i malati terminali che muoiono ogni anno, principalmente di cancro. Il 62% di questi lo fa grazie all’aiuto dei medici, con l’eutanasia clandestina. Sì, clandestina, cioè illegale. Perché nel nostro Paese la “dolce morte” non è prevista a livello legislativo. Ed è per questo che molti vanno all’estero: in Svizzera o in Olanda, in Belgio, in Lussemburgo dove il suicidio assistito e l’eutanasia attiva sono consentiti dalle leggi dello Stato. In Germania e in Svezia, invece, è possibile ricorrere all’eutanasia passiva, cioè alla sospensione del cosiddetto accanimento terapeutico. Da noi, no.

Eppure oltre la metà degli italiani, secondo le statistiche, è favorevole alla legalizzazione dell’eutanasia. Perché oltre la metà degli italiani crede che sia doveroso lasciare liberi i malati di scegliere, in determinate condizioni, di preferire una morte opportuna piuttosto che una vita imposta nella sofferenza.

Il dibattito politico oggi non ne parla, troppo impegnato com’è a cercare di districare la complicata matassa dell’IMU sì o IMU no. La discussione su come si muore in Italia difficilmente conquista le prime pagine dei quotidiani, a meno che alcune storie personali si impongano sull’opinione pubblica per la loro forza dirompente. Come quella di Eluana Englaro o Piergiorgio Welby.

Nel nostro la “dolce morte” è giuridicamente assimilabile all’omicidio volontario e il suicidio assistito è punito, a norma dell’articolo 580 del Codice Penale, con la reclusione da 5 a 12 anni. Il diritto costituzionale a non essere sottoposti a trattamenti sanitari contro la propria volontà è costantemente violato, in virtù del concetto giuridico per cui la salute è un diritto inalienabile, cioè incedibile e tutto sommato neanche autogestibile. Altro che, il-corpo-è-mio-e-lo-gestisco-io. “In Italia, ogni anno mille malati terminali si suicidano per la negata eutanasia e altri mille tentano di togliersi la vita”, ha dichiarato qualche settimana fa Carlo Troilo, consigliere generale dell’Associazione Luca Coscioni.

Per questo proprio l’Associazione Coscioni ha lanciato la campagna “EuntanaSIAlegale – Per vivere liberi, fino alla fine”. Lo scopo è quello di portare all’attenzione dei nostri parlamentari il progetto di legge di iniziativa popolare “Rifiuto di trattamenti sanitari e liceità dell'eutanasia”. Poche regole, chiare, che “stabiliscono con precisione come ciascuno possa esigere legalmente il rispetto delle proprie decisioni in materia di trattamenti sanitari, ivi incluso il ricorso all’eutanasia” (il testo è direttamente consultabile all’indirizzo www.eutanasialegale.it). Per fare in modo che il Parlamento (quantomeno) discuta la proposta servono 50.000 firme.

In questa campagna Sondrio si è confermata una città impegnata nella difesa dei diritti civili, con all’attivo oltre 400 firme già raccolte in poche settimane. Attualmente è possibile firmare per la proposta di legge anche nei Comuni di Sondrio, Morbegno, Cosio, Ardenno, Berbenno, Mantello, Tirano, Villa di Tirano, Bianzone, Cercino e – tra pochi giorni – Grosotto.

Nell’ambito di questa iniziativa, poi, il gruppo Radicali Sondrio ha raccolto oltre 300 firme sulle proposte di legge per l’introduzione del reato di tortura, a favore della legalità e il rispetto dei diritti costituzionali nelle carceri e per la depenalizzazione del consumo delle droghe con la conseguente riduzione dell’impatto penale. Queste proposte sono state promosse dall’Associazione Antigone, dall’Arci, dalla Cgil e da numerose altre associazioni che si occupano del mondo penitenziario e della questione giustizia, come il Coordinamento dei garanti dei diritti dei detenuti.

Il prossimo appuntamento in programma è per sabato 18 maggio a piazza Garibaldi (Sondrio) dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 15 alle 19. Firmare per legalizzare l’eutanasia non è solo una scelta di civiltà, è anzitutto una scelta di libertà.