IOR, UN ARMADIO ZEPPO DI SCHELETRI
Cos’è, e quali sono i trascorsi dello IOR (Istituto per le Opere di Religione) tutti lo sanno; tranne la maggioranza degli italiani, ovviamente.
La storia di questa Banca vaticana degli ultimi decenni è un vero museo degli orrori: il suo vissuto si è sovente intrecciato con il peggio della cronaca politica, giudiziaria, nera, del nostro paese, con un numero spaventoso di delitti e oscuri personaggi.
Gelli, creatore della loggia massonica deviata P2, ed il suo vice Ortolani (nella sua casa vi furono riunioni pre-conclave prima dell’elezione di Paolo VI), entrambi con libero accesso nello staterello pontificio; Sindona (ritenuto il banchiere della mafia); Calvi, spregiudicato presidente del Banco Ambrosiano: questi ultimi due agivano col solido legame dell’arcivescovo Marcinkus, a lungo presidente IOR, pupillo di Paolo VI.
Alla morte del papa, subentra nella “chiesa dei poveri”, Albino Luciani, uomo di sicura fede in altro che nel potere e nel denaro (come direbbe Marco Pannella); semplice ma tutt’altro che sprovveduto, uomo capace, conoscitore di sei lingue, non impiega molto a capire l’abisso di corruzione in cui l’istituzione Chiesa sta sprofondando: fin dai primi giorni il suo è un incedere sorprendente di rottura che semina panico ai piani alti vaticani quanto speranze nella gente comune; il 28 settembre 1978 convoca il Segretario di Stato Jean Villot e gli preannuncia quanto già era nell’aria: piazza pulita allo IOR.
La mattina successiva dopo soli 33 giorni di “regno”, viene trovato morto: di infarto, per il Vaticano; avvelenato, secondo quanti hanno per anni indagato, col conforto delle persone fidate più prossime al papa, dei parenti, del medico di fiducia.
La nomina di Giovanni Paolo II consente a tutte le pedine di mantenere il loro posto e i tre citati “Banchieri di Dio” portano alle estreme conseguenze le losche trame, alimentando il tumore bancario con connivenze di denaro sporco di mafia droga ed armi, di tangenti e arricchimenti personali.
Il tentativo di sfuggire alla giustizia ed all’inevitabile crack delle banche cattoliche provocherà una lunga teoria di cadaveri, dal giudice Alessandrini al giornalistaPecorelli, dal liquidatore del Banco Ambrosiano Ambrosoli al colonello Varisco e al capo della squadra mobile di Palermo Boris Giuliano; nemmeno la morte in carcere diSindona con pessimo caffè corretto cianuro, di Calvi suicidato sotto il Ponte Dei Frati Neri di Londra e della sua segretaria che vola dal quarto piano della banca milanese, riesce a chiudere un epoca.
Anni dopo, nel 1993, lo IOR è alle prese con il caso Enimont, la madre di tutte le tangenti, (vedi documento cliccando QUI ; uno fra le migliaia che Mons. Dardozzi, per togliersi l’iceberg dallo stomaco, decise di rendere pubblici dopo la sua morte).
Quando la “bomba” esplode, lo squarcio svelerà tangenti per una sciocchezza di circa 130 miliardi di lire, di cui 2/3 transitate e ripulite dallo IOR, che inciamperà in altri cadaveri eccellenti, quelli dei suicidi del Presidente dell’ENI, Gabriele Cagliari e di Raul Gardini.
Il passato prefigura e pregiudica il presente. E veniamoci, al presente.
UN CONTO TIRA L'ALTRO
Secondo quanto riportato dalla stampa nazionale il 18 gennaio 2010 Bankitalia comunica alla Credito Valtellinese, che controlla il Credito Artigiano, di applicare gli“obblighi rafforzati” nei confronti dello IOR, in quanto banca estera extra-comunitaria. Entro 90 giorni lo IOR dovrà sottoscrivere l’impegno formale a “comunicare i dati e le informazioni sulla propria clientela, sullo scopo del rapporto, sulla fornitura di assegni, sull’esecuzione di bonifici e sulle operazioni in contanti”.
I Consigli di amministrazione di Credito Valtellinese e Credito Artigiano avrebbero quindi deciso con decorrenza 19 aprile 2010, di interrompere l’attività del conto corrente 49557 aperto dallo IOR presso la sede romana del Credito Artigiano, presso il quale a quella data risultano depositati circa 28 milioni di €.
Il 14 settembre 2010, la Direzione del Credito Artigiano avrebbe comunicato a Bankitalia che lo IOR ha richiesto, il 6 settembre, di procedere comunque con l’esecuzione di due bonifici di 3 e 20 milioni di € alla Banca del Fucino e alla JP Morgan Frankfurt, rivelando l’impossibilità di adempiere agli obblighi di verifica rafforzata e chiedendo la sospensione delle operazioni.
Parte l’indagine della Procura di Roma nei confronti del presidente IOR Gotti Tedeschi e del Direttore Generale Paolo Cipriani per omissioni in violazione delle norme anti-riciclaggio ed il sequestro dei 23 milioni di euro del conto.
Per il Vaticano, che interviene a difesa del buon nome dello IOR, si tratta di “un equivoco, che ora si sta esaminando” ribadendo “la sua totale fiducia nei dirigenti e la volontà della piena trasparenza delle operazioni finanziarie da esso compiute”.
Si tratterebbe di semplici “operazioni di tesoreria di cui è destinatario lo stesso Istituto su conti di sua pertinenza esistenti presso altri istituti di credito”.
La stampa riferisce che nel decreto di sequestro il G.I.P Maria Teresa Covatta rileva che tra dic. 2007 e nov. 2009, tra le voci in uscita (per 116,3 milioni) e in entrata (per 117,6 milioni), riscontra operazioni che lasciano aperto più di un dubbio; 72 milioni provenienti dalla estinzione di altri conti IOR verosimilmente accesi presso lo stesso Credito Artigiano e assegni per 2,1 milioni in assegni circolari di soggetti mai coincidenti con lo IOR, a favore di numerosi soggetti.
IL TRIANGOLO
A fine settembre viene accreditata per alcuni giorni l’ipotesi che la gola profondache avrebbe fatto intervenire l’organo ispettivo di Bankitalia possa essere Giovanni De Censi, presidente del Credito Valtellinese, fino all’intervento vaticano che lascia trapelare come ridicola tale ipotesi. Al contrario, fosse vera, dovremmo consideraretitolo di merito l’intervento di De Censi, finalizzato al rispetto della legalità.
Successivamente viene attribuito ad uno zelante (onesto, diremmo noi) funzionario romano del Credito Artigiano la paternità della denuncia: chiunque sia,rendiamogli onore e grazie.
De Censi è consigliere del Consiglio di Sovrintendenza dello IOR, ma è anche presidente del Credito Valtellinese, ritenuto il maggiore gruppo bancario cattolico italiano, che controlla, tra le tante banche, anche il Credito Artigiano.
De Censi, ritenuto in buoni rapporti col Ministro Tremonti, con le 500 agenzie delle sue banche e l’ascesa allo IOR, è personaggio di primissimo piano, nel mondo bancario italiano ed internazionale.
Ma perché nascondere l’identità di intestatari e destinatari e le causali dell’operazione? Sono fondi per il sostegno dei cristiani Montagnar in Vietnam, perseguitati e decimati da un regime sanguinario, o di qualcuna delle vittime della tirannide sparse nel mondo? Ci speriamo poco.
L’ipotesi che trova più credito, come indica il reato ipotizzato, è quella dellafinalità di riciclaggio, malgrado i buoni propositi (con i quali sono lastricate le vie dell’inferno) sempre espressi per il futuro, di trasparenza; e l’utilizzo di banche “amiche”per riuscire nell’operazione.
Dallo IOR è passato di tutto, fondi per bene e per opere di religione e fondi per male e per opere di malaffare: è possibile che questi ultimi siano ancora presenti e attivi nei conti IOR dispersi anche presso istituti diversi. Ma come fare a liberarsene senza svelarne i segreti (e rischiare indagini, sequestri e conseguenti bastonate al candidobuon nome dello istituto cattolico)?
O davvero dobbiamo credere all’equivoco nel parlarsi tra banche dove peraltro tutti si usa l’idioma italiano, chi con accento valtellinese, chi con sussiego vaticano?
Non si è visto nulla sulla stampa locale, finora, e forse l’opinione pubblica merita una qualche spiegazione o giustificazione.
Signori del Credito: svelate l’arcano!
Fonti: “Vaticano s.p.a.”,Gianluigi Nuzzi, ed. Chiarelettere; “In nome di Dio”, David Yallop, ed. Tullio Pironti; siti di “repubblica affari & finanza”, “corriere della sera”, “il sole 24 ore”,”la stampa”, ”apocalisse laica”, “adnkronos”.