domenica 26 giugno 2011

ENEA SANSI in sciopero della fame a fianco di MARCO PANNELLA


Enea Sansi. Anch'io, da oggi, in sciopero della fame 
Perché ho deciso di sostenere l'azione nonviolenta di Marco Pannella “l'Italia torni a potere in qualche misura essere considerata una democrazia”


24 Giugno 2011
 
Dalla scorsa mezzanotte, e per quanti giorni mi sarà possibile anche in relazione agli obiettivi declinati sul piano locale, ho iniziato uno sciopero della fame a sostegno dell'iniziativa di Marco Pannella affiancato, ad ora, da oltre 15.000 persone. Un piccolo contributo, nell'ambito della «necessità di un consapevole e attivo coinvolgimento dell’opinione pubblica e dei cittadini» e di «richiamare, ..., su tali questioni l’attenzione di tutti i soggetti istituzionali responsabili sollecitandoli ad adottare le indispensabili misure amministrative, organizzative e legislative» espressa nelle parole del Presidente della Repubblica, cui Pannella ha corrisposto alla mezzanotte con la sospensione dello sciopero della sete. Un “passaggio di testimone”, che raccolgo per il 'mio' tratto di pista con le motivazioni e alla ricerca di un dialogo con interlocutori alla mia portata indicati nella lettera-annuncio che ho inviato ieri e che riporto più sotto.
Voglio infine dedicare la mia azione, in segno di spirituale vicinanza, alla lotta nonviolenta che in questi stessi giorni a Cuba sta conducendo Jorge Cervantes García, come apprendo all'Oblò di fianco su questa nostra unica Nave battente le bandiere di libertà e democrazia. La notizia che la sua voce comincia a raggiungere molte persone, almeno fuori se non ancora dentro l'Isola, possa costituire alimento di fiducia e nuova speranza, consentendogli una tregua ristoratrice. Portiamo anche il suo, di “testimone”, per un breve tratto: di vita capace di spostare di un millimetro la soglia di libertà abbiamo bisogno e non certo di un corpo da scagliare contro gli avversari!





Morbegno, 23 giugno 2011

LETTERA APERTA
Stim.mi
Sig. Presidente del Tribunale di Sondrio
Sig. Procuratore della Repubblica
presso il Tribunale di Sondrio

Vi scrivo formalmente, indirizzando al Vs. Ufficio, ma mi rivolgo a Voi personalmente contando sulla cortesia di qualche minuto di attenzione.
Dalla mezzanotte di domenica, 19 giugno, Marco Pannella ha iniziato uno sciopero della sete perché l'Italia «torni a poter essere considerata, in qualche misura, una democrazia» in relazione alla grave condizione della giustizia, a partire dal sistema carcerario. Primo interlocutore di questa iniziativa nonviolenta, in corso da più di due mesi (inizialmente con lo sciopero della fame nel quale via via si sono affiancati a Pannella quindicimila persone fra cui, a migliaia dalle carceri, detenuti e loro familiari, operatori dell'istituzione penitenziaria e persino rappresentanti della camere penali), è stato individuato il Presidente delle Repubblica, garante della Costituzione e, quindi, della legalità. Oggi Giorgio Napolitano ha inviato a Marco una lettera che almeno consente quel minimo di conoscenza, fin qui negata dai principali mezzi di informazione malgrado durata e impegno dell'azione politica nonviolenta.
Per sostenere l'iniziativa ho deciso di intraprendere lo sciopero della fame, con inizio dalla mezzanotte di oggi, giovedì 23 giugno, e a tempo indeterminato, con un'articolazione per così dire “locale” di interlocutori e obiettivi. Proprio qualche giorno fa, infatti, ho ricevuto dal Sig. Franco Gianoncelli, quale Presidente dell'Associazione Avanti Diritto, una “lettera semplice” con la quale mi chiedeva di diffondere la conoscenza di una sentenza pronunciata da un Giudice di codesto onorevole Tribunale (la n. 118/2011). Cosa che ho prontamente fatto pubblicando lettera e documentazione sul giornale web Tellusfolio (“Diario di bordo”, 12/06/2011). Della vicenda e relativo contesto potrete leggere altre note, curate da Giuliano Ghilotti, sul Gazetin di giugno, copia del quale vi è stata personalmente indirizzata e dovreste pertanto ricevere in questi giorni.
Grazie al non comune coraggio civile con il quale le persone direttamente interessate si sono sottratte al silenzio omertoso nel quale altrimenti queste storie vengono vissute, dalla semplice materialità degli atti balza in tutta evidenza il “copia-incolla” effettuato, è da credere, addirittura avvalendosi delle moderne, informatiche possibilità. E io cerco di aprire con Voi un 'dialogo', con gli strumenti della nonviolenza volti a incoraggiare in entrambi l'amore per la verità, perché Voi soltanto, per la responsabilità e con la funzione a ciascuno assegnate, avete la possibilità e quindi il dovere di fugare la possibile esistenza di una “cricca”, come con vulgata giornalistica s'usa dire di questi tempi, annidata nella stessa amministrazione della giustizia o comunque della stessa ammantantesi. Come non riconoscere, infatti, anche nell'episodio le parole che Pannella utilizza per la più generale condizione del Paese: «In nome del popolo sovrano, nel nome della legge, oggi in Italia si sta realizzando una situazione di criminalità professionale in senso proprio e tecnico - e non morale - da parte dello Stato nei confronti dei cittadini».
Il semplice sospetto che di ciò si tratti, e materia ve n'è senza bisogno di alcun particolare sforzo di immaginazione (soprattutto ove dovesse emergere che sia anche stata vilmente sfruttata la condizione di debolezza del Giudice in ragione del suo stato di salute), sarebbe micidialmente deleterio non solo per la giurisdizione ma per la stessa convivenza civile e democratica. Tutto questo senza entrare né minimamente interferire nel merito della contesa, benché altrettanto documentata conoscenza consentirebbe di osservare che trattasi di tre intere generazioni, vive o morte (e non è un modo di dire, poiché davvero agli atti una morta è stata condannata), di una famiglia trascinata in un gorgo che sembra inarrestabile.
Nel mettermi a completa disposizione per quanto dovesse rendersi necessario in proposito, ringrazio per l'attenzione fin qui prestatami e Vi porgo distinti saluti.

Enea Sansi








 

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