UN FALLIMENTO DURATO PIU' DI DIECI ANNI, UN ESEMPIO DELLA GIUSTIZIA VALTELLINESE
Radicali Sondrio
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Vi proponiamo un articolo apparso sul mensile di Morbegno 'l Gazetin di settembre relativo alla vicenda del fallimento Gianoncelli dal titolo "Oh, che bell'affare!"
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E pazienza se ai creditori del fallimento non resteranno che briciole. Appello al Presidente del Tribunale di Sondrio e invito a non lasciar passare sotto silenzio l'ignobile prevaricazione nei confronti della signora Lina Moretti a cura del Comitato territoriale "INSIEME PER LA GIUSTIZIA".
Il Comitato territoriale Insieme per la giustizia dell’Associazione nazionale Democrazia e Legalità, si sta interessando alle vicende collegate al fallimento della Società Gianoncelli Snc, di Gianoncelli Franco, Peppino e Bruno (Questo giornale si è già occupato del caso nell'edizione del dicembre 1998, con una ricostruzione curata dal Direttore - Ndr), le quali, pur riguardando una singola azienda e i suoi soci, presentano sfaccettature comuni a molti altri fallimenti. Stiamo predisponendo un articolato dossier, che verrà inoltrato alla Corte Europea per i diritti dell’uomo e alle istituzioni pubbliche che, direttamente o indirettamente, si occupano di Giustizia.
Del caso verrà interessato anche l’Osservatorio europeo sulla Legalità fondato dal Senatore Antonio Di Pietro, associazione federata con Democrazia e Legalità.È nostra intenzione pubblicare (a puntate) gli aspetti più salienti delle predette vicende sul Gazetin, ma lo faremo con le prossime edizioni, in quanto in questo numero ci preme, vista l’urgenza, prendere posizioni in difesa della signora Lina Moretti, persona di 90 anni compiuti, madre dei falliti, titolare del diritto di usufrutto indiviso al cinquanta per cento sugli immobili, ad uso commerciale, acquisiti al fallimento. L’usufruttuaria, come nei suoi pieni poteri, avrebbe voluto locare gli immobili, assicurando a sé e al fallimento una rendita mensile di circa lire tre milioni. Il curatore, dott. Marco Cottica, trincerandosi dietro pseudo-interessi del fallimento, ha posto il veto assoluto. La signora Lina Moretti è stata costretta ad adire le vie legali, per ottenere il risarcimento dei danni e per individuare la porzione di ciascun immobile su cui poter esercitare, in piena autonomia, fintanto che permane la comunione con il fallimento, il proprio diritto di usufrutto. Il curatore, per tutta risposta, ha chiesto la concentrazione dell’usufrutto su un unico immobile (o porzione di immobile). La signora Moretti non può essere privata dal diritto che lei stessa si è riservata in sede di donazione ai figli della nuda proprietà. Il curatore, che in base alla Legge fallimentare ha solo funzioni di amministratore, non ha titolo per impedire l’esercizio del diritto reale di usufrutto, né ha titolo per precludere qualsiasi possibilità di trattativa tra la signora Moretti e i futuri acquirenti degli immobili. Il curatore, che dalla data del fallimento (3 dicembre 1997) non aveva mosso un dito per vendere gli immobili, nel mese di aprile 2000, in piena causa, prima ancora che venisse esperito il tentativo obbligatorio di conciliazione, ha chiesto l’autorizzazione alla vendita degli immobili al Giudice delegato, dott. Fabrizio Fanfarillo.
Il dott. M. Cottica, per sua stessa ammissione, nell’istanza al giudice ha precisato che gli immobili, stante la causa pendente, non sono appetibili ma che si poteva tentare un primo esperimento d’asta (il tentativo è costato circa lire 210 milioni…). Il curatore, avrebbe dovuto attendere il deposito della sentenza, prima di dar corso a qualsivoglia esperimento d’asta. Diversamente dovrebbe rinunciare alle sue pretese e consentire alla signora Lina Moretti di esercitare il proprio diritto di usufrutto senza coercizioni di sorta. Non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca!!!Del resto, fino al deposito della predetta sentenza non è dato modo di sapere quale immobile (o porzione di immobile) venga venduto in regime di piena proprietà e quale in regime di nuda proprietà. Il primo esperimento d’asta, o meglio il primo tentativo, come prevedibile, è andato deserto.
Il curatore, incurante dell’evolversi della causa (c’è un’udienza l’11 di ottobre), in data 12 ottobre 2000 tenterà un secondo esperimento, che vede, in un colpo solo, un deprezzamento degli immobili di circa lire 210 milioni. E così, di tentativo in tentativo, gli acquirenti degli immobili faranno un affare, mentre ai creditori del fallimento non resteranno che poche briciole.L’attività commerciale è stata smantellata, le famiglie dei falliti sono state ridotte sul lastrico, i dipendenti hanno perso il posto di lavoro, gli immobili vengono svenduti, le spese di procedura e i danni sono alle stelle. A chi giova tutto questo? Dov’è l’interesse del fallimento? Perché mai a farne le spese dovrebbe essere la signora Moretti, che non ha nulla a che fare con il fallimento?
Per poter affrontare serenamente il futuro, ella ha bisogno di percepire ora la rendita mensile derivante dall’esercizio del suo diritto di usufrutto, per il quale, peraltro, è costretta a spendere oltre la metà della sua misera pensione (L. 800.000) per pagare le tasse (ICI, IRPEF e altri balzelli) sugli immobili posti in vendita.Il Comitato territoriale Insieme per la Giustizia dice basta alle prevaricazioni nei confronti di una persona di novanta anni e lancia un appello al Presidente del Tribunale, dott. Francesco Saverio Cerracchio, affinché disponga la sospensione dell’esperimento d’asta, fino al momento in cui la sentenza inerente la causa in corso verrà depositata.
Nel contempo gli immobili potrebbero essere concessi in locazione, consentendo sia alla signora Lina che al fallimento di percepire i relativi canoni. Si invitano coloro che hanno a cuore i problemi della giustizia a inviare al numero di fax 0342–512989 messaggi di solidarietà a favore della signora Lina Moretti, i quali verranno diffusi a mezzo stampa e su Internet e inoltrati al Ministro di Grazia e Giustizia, al Presidente della Repubblica, alla Commissione europea per i diritti dell’uomo affinché ciascuno, per quanto di propria competenza, adotti gli opportuni provvedimenti.
Il Comitato territoriale Insieme per la giustizia dell’Associazione nazionale Democrazia e Legalità, si sta interessando alle vicende collegate al fallimento della Società Gianoncelli Snc, di Gianoncelli Franco, Peppino e Bruno (Questo giornale si è già occupato del caso nell'edizione del dicembre 1998, con una ricostruzione curata dal Direttore - Ndr), le quali, pur riguardando una singola azienda e i suoi soci, presentano sfaccettature comuni a molti altri fallimenti. Stiamo predisponendo un articolato dossier, che verrà inoltrato alla Corte Europea per i diritti dell’uomo e alle istituzioni pubbliche che, direttamente o indirettamente, si occupano di Giustizia.
Del caso verrà interessato anche l’Osservatorio europeo sulla Legalità fondato dal Senatore Antonio Di Pietro, associazione federata con Democrazia e Legalità.È nostra intenzione pubblicare (a puntate) gli aspetti più salienti delle predette vicende sul Gazetin, ma lo faremo con le prossime edizioni, in quanto in questo numero ci preme, vista l’urgenza, prendere posizioni in difesa della signora Lina Moretti, persona di 90 anni compiuti, madre dei falliti, titolare del diritto di usufrutto indiviso al cinquanta per cento sugli immobili, ad uso commerciale, acquisiti al fallimento. L’usufruttuaria, come nei suoi pieni poteri, avrebbe voluto locare gli immobili, assicurando a sé e al fallimento una rendita mensile di circa lire tre milioni. Il curatore, dott. Marco Cottica, trincerandosi dietro pseudo-interessi del fallimento, ha posto il veto assoluto. La signora Lina Moretti è stata costretta ad adire le vie legali, per ottenere il risarcimento dei danni e per individuare la porzione di ciascun immobile su cui poter esercitare, in piena autonomia, fintanto che permane la comunione con il fallimento, il proprio diritto di usufrutto. Il curatore, per tutta risposta, ha chiesto la concentrazione dell’usufrutto su un unico immobile (o porzione di immobile). La signora Moretti non può essere privata dal diritto che lei stessa si è riservata in sede di donazione ai figli della nuda proprietà. Il curatore, che in base alla Legge fallimentare ha solo funzioni di amministratore, non ha titolo per impedire l’esercizio del diritto reale di usufrutto, né ha titolo per precludere qualsiasi possibilità di trattativa tra la signora Moretti e i futuri acquirenti degli immobili. Il curatore, che dalla data del fallimento (3 dicembre 1997) non aveva mosso un dito per vendere gli immobili, nel mese di aprile 2000, in piena causa, prima ancora che venisse esperito il tentativo obbligatorio di conciliazione, ha chiesto l’autorizzazione alla vendita degli immobili al Giudice delegato, dott. Fabrizio Fanfarillo.
Il dott. M. Cottica, per sua stessa ammissione, nell’istanza al giudice ha precisato che gli immobili, stante la causa pendente, non sono appetibili ma che si poteva tentare un primo esperimento d’asta (il tentativo è costato circa lire 210 milioni…). Il curatore, avrebbe dovuto attendere il deposito della sentenza, prima di dar corso a qualsivoglia esperimento d’asta. Diversamente dovrebbe rinunciare alle sue pretese e consentire alla signora Lina Moretti di esercitare il proprio diritto di usufrutto senza coercizioni di sorta. Non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca!!!Del resto, fino al deposito della predetta sentenza non è dato modo di sapere quale immobile (o porzione di immobile) venga venduto in regime di piena proprietà e quale in regime di nuda proprietà. Il primo esperimento d’asta, o meglio il primo tentativo, come prevedibile, è andato deserto.
Il curatore, incurante dell’evolversi della causa (c’è un’udienza l’11 di ottobre), in data 12 ottobre 2000 tenterà un secondo esperimento, che vede, in un colpo solo, un deprezzamento degli immobili di circa lire 210 milioni. E così, di tentativo in tentativo, gli acquirenti degli immobili faranno un affare, mentre ai creditori del fallimento non resteranno che poche briciole.L’attività commerciale è stata smantellata, le famiglie dei falliti sono state ridotte sul lastrico, i dipendenti hanno perso il posto di lavoro, gli immobili vengono svenduti, le spese di procedura e i danni sono alle stelle. A chi giova tutto questo? Dov’è l’interesse del fallimento? Perché mai a farne le spese dovrebbe essere la signora Moretti, che non ha nulla a che fare con il fallimento?
Per poter affrontare serenamente il futuro, ella ha bisogno di percepire ora la rendita mensile derivante dall’esercizio del suo diritto di usufrutto, per il quale, peraltro, è costretta a spendere oltre la metà della sua misera pensione (L. 800.000) per pagare le tasse (ICI, IRPEF e altri balzelli) sugli immobili posti in vendita.Il Comitato territoriale Insieme per la Giustizia dice basta alle prevaricazioni nei confronti di una persona di novanta anni e lancia un appello al Presidente del Tribunale, dott. Francesco Saverio Cerracchio, affinché disponga la sospensione dell’esperimento d’asta, fino al momento in cui la sentenza inerente la causa in corso verrà depositata.
Nel contempo gli immobili potrebbero essere concessi in locazione, consentendo sia alla signora Lina che al fallimento di percepire i relativi canoni. Si invitano coloro che hanno a cuore i problemi della giustizia a inviare al numero di fax 0342–512989 messaggi di solidarietà a favore della signora Lina Moretti, i quali verranno diffusi a mezzo stampa e su Internet e inoltrati al Ministro di Grazia e Giustizia, al Presidente della Repubblica, alla Commissione europea per i diritti dell’uomo affinché ciascuno, per quanto di propria competenza, adotti gli opportuni provvedimenti.
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