domenica 2 ottobre 2016

Rassegna stampa

Via Caimi

CARCERE NELLA BUFERA: I DETENUTI SONO IN SCIOPERO DELLA FAME. COSA DICONO GIORNALI E TV
Radicali Sondrio
Radicalisondrio@gmail.com



Nell'ultima settimana la casa circondariale di via Caimi a Sondrio è finita nell'occhio del ciclone, dopo che ben 25 su 38 detenuti hanno iniziato una lotta non violenta di sciopero della fame per denunciare la situazione all'interno dell'istituto diventata (raccontano) "invivibile dal luglio 2015". Abbiamo giù pubblicato (QUI) il documento redatto dai carcerati, quella che segue è una rassegna stampa sull'argomento. 


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La Provincia di Sondrio (mercoledì 28 settembre, articolo firmato da Antonia Marsetti e ripreso QUI nella rassegna di Ristretti Orizzonti):


SCIOPERO DELLA FAME, CLIMA TESO IN CARCEREVenticinque su 38 "ospiti" hanno aderito alla protesta e si sono rivolti al mondo esterno. "Dal luglio del 2015 la vita qui è impossibile. Chiediamo di parlare con il garante nazionale dei detenuti". Dopo il braccio di ferro, lo strappo. Anzi, un divario incolmabile a giudicare dai toni e dalle espressioni che i detenuti hanno messo nero su bianco, in un documento inviato al Provveditorato regionale dell'amministrazione penitenziaria e al presidente del Tribunale di sorveglianza di Milano.Due paginette ben scritte che terminano con l'annuncio di aver intrapreso lo sciopero della fame a oltranza, in attesa che il garante nazionale dei detenuti faccia loro visita e soprattutto "finché non verranno presi provvedimenti correttivi ed effettivi dalle autorità preposte".A innescare una simile decisione, il rapporto ormai deteriorato con la direttrice del carcere, Stefania Mussio, che dal suo insediamento a Sondrio - luglio dello scorso anno - si è trovata in più occasioni sotto i riflettori della cronaca: dalle dimissioni nel marzo scorso del garante dei detenuti Francesco Racchetti (sostenuto da una petizione che ha raccolto più di 1.300 firme), sino al dissidio di pochi giorni fa con il medico della struttura carceraria Ali El Hazaymeh, che ha dichiarato di non aver potuto varcare la soglia perché gli sarebbe stato impedito di compiere le visite nel carcere ("Il servizio sanitario all'interno del carcere - la replica della direttrice - è garantito puntualmente e quotidianamente").Protesta senza precedenti - Ora la protesta eclatante che coinvolge 25 dei 38 detenuti presenti e che non ha precedenti in via Caimi. Pesantissime le accuse lanciate dai detenuti: dal divieto di "effettuare telefonate ai difensori", al "mancato rispetto delle graduatorie relative alle attività di lavoro" svolte dagliospiti, sino alle "minacce di possibili ritorsioni a sfavore del trattamento rieducativo e del reinserimento" dei detenuti se questi ultimi "non si comportano come marionette generando un clima di invidia, paranoia e paura che sfocia a volte in aggressività e tutte le più ovvie conseguenze tra tutta la popolazione dei detenuti e non".Da ultimo, ma solo in ordine cronologico, vi è un episodio vissuto da un detenuto che avrebbe rischiato la vita se non fosse stato "per il pronto intervento del personale infermieristico coordinato dal dirigente sanitario dottor Ali El Azaymeh che da molti anni si è impegnato a salvaguardare la salute dei numerosi detenuti-pazienti entrati in carcere anche in condizioni già critiche di per sé". Insomma, ce n'è abbastanza per far sì che la direzione regionale convochi la direttrice per avere la sua versione dei fatti (noi non ci siamo riusciti perché al telefono non risponde). Bisognerà però attendere che rientri dalle ferie.In carcere in questi giorni pare sia difficile trovare un punto di riferimento: manca Mussio, non c'è l'educatrice e anche (l'ennesimo) nuovo comandante non è in città, in quanto opera a scavalco con Brescia.Comunicazioni difficili - Certo, non è colpa della direttrice se il carcere di Sondrio è sovraffollato, e magari non è nemmeno sua la decisione di non utilizzare tutte le celle disponibili, ma che in carcere ci siano problemi di comunicazione non lo dicono solo i detenuti. "I colloqui con il direttore - scrivono nel documento - si risolvono sempre con dei monologhi della dirigente". Anche con la stampa i rapporti sono difficili, nonostante i puntuali e reiterati tentativi di ascoltare (da parte nostra) tutte le "campane".Scorrendo il lungo elenco delle firme - venticinque, come detto - in calce al duro documento, ci sono nomi di perfetti sconosciuti, per lo più stranieri, ma anche vecchie conoscenze della cronaca locale, che in via Caimi non si sono mai trovate così male, tanto che uno di loro era arrivato perfino a ipotizzare, prima del processo, di voler scontare dietro le sbarre (e non a casa sua), l'intera pena. La scelta non si pose perché fu duramente condannato, ma di certo, alla luce del clima pesante che oggi si respira in cella, difficilmente gli verrebbe in mente di formulare di nuovo un simile pensiero.

Corriere della Sera, ed. Milano (giovedì 29 settembre, articolo firmato da Anna Campaniello e disponibile anche QUI):


DETENUTI, POLIZIA E VOLONTARI: TUTTI CONTRO LA DIRETTRICE DEL CARCERESciopero della fame a oltranza per protestare contro la direttrice del carcere. Oltre la metà dei quaranta detenuti del penitenziario di Sondrio da ieri rifiuta il cibo e chiede di poter parlare con il garante nazionale per denunciare una gestione che «ci rende la vita impossibile».Nel mirino dei detenuti (e non solo) c’è Stefania Mussio, da poco più di un anno al vertice del carcere di Sondrio, dove è arrivata dopo un allontanamento tutt’altro che indolore dal penitenziario di Lodi. Giusto il tempo di insediarsi ed è iniziato il braccio di ferro con i carcerati, i rappresentanti della polizia penitenziaria, persino le associazioni di volontariato che facevano servizio nella struttura e, una dopo l’altra, hanno gettato la spugna. Ha rassegnato le dimissioni anche il garante dei detenuti, Francesco Racchetti.Appelli e richieste sono caduti nel vuoto e nelle scorse ore i detenuti hanno deciso di farsi sentire con una protesta eclatante. In una lettera inviata al Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria i carcerati hanno denunciato nuovamente la «situazione impossibile» e hanno annunciato lo sciopero della fame a oltranza «finché non incontreremo il garante dei detenuti e non saranno presi provvedimenti».«Il clima è molto teso da tempo e ora i detenuti hanno proclamato lo stato di agitazione e iniziato uno sciopero della fame — conferma Mario Tossi, segretario regionale della Cisl Fns e responsabile del comparto della polizia penitenziaria —. I rapporti con questa direttrice sono stati difficili fin dall’inizio e del resto c’erano stati problemi anche a Lodi. Si è creato un conflitto con gran parte delle categorie che ruotano attorno al carcere e seguono i detenuti».Il caos interno rischia di aggravare una situazione «già difficile per la carenza di organico della polizia», dice il sindacalista. «Il direttore si comporta come un padre padrone, con il personale e a maggior ragione con i detenuti — attacca Tossi —. Come sindacato, abbiamo denunciato all’amministrazione regionale il grave conflitto con il direttore e abbiamo chiesto un tavolo di confronto a livello superiore».La direttrice ha fatto terra bruciata. Il garante dei diritti dei detenuti ha rinunciato all’incarico: «Era diventato impossibile svolgere il mio servizio e dopo cinque anni ho dato le dimissioni — conferma Francesco Racchetti —. In passato avevamo lavorato bene e ottenuto risultati importanti, ma la nuova direttrice ha fatto in modo di fatto di impedirmi persino i colloqui con i detenuti».Una dopo l’altra, le associazioni che organizzavano attività e corsi in carcere hanno rinunciato. A malincuore hanno fatto un passo indietro persino gli operatori del Gruppo di Volontariato Vincenziano, che da 35 anni erano una presenza fissa per i carcerati. «Il clima è cambiato profondamente, è diventato meno favorevole — dice la presidente dei Vincenziani di SondrioElvira Tralli Valenti —. Abbiamo cercato invano un contatto costruttivo ma non è stato possibile. I problemi erano troppi e, con rammarico, abbiamo deciso di interrompere il servizio». «Il garante non poteva più incontrare i detenuti e tutti i gruppi hanno avuto difficoltà e hanno interrotto i servizi — aggiunge Tralli Valenti —. Seguiamo comunque dall’esterno la situazione e cerchiamo di stare vicino ai carcerati. Capiamo quello che provano perché la situazione è davvero difficile e speriamo che qualcosa possa cambiare».

Il Giorno, ed. Sondrio (giovedì 29 settembre, articolo firmato da Susanna Zambon):


SONDRIO, I DETENUTI FANNO LO SCIOPERO DELLA FAME CONTRO LA DIRETTRICEVenticinque dei 37 detenuti nel carcere di Sondrio hanno proclamato lo sciopero della fame contro la direttrice della Casa circondariale, Stefania Mussio, denunciando comportamenti che violerebbero i loro diritti. “Ha vietato più volte l’ingresso al Garante dei detenuti fino a metterlo in condizione di rinunciare al suo incarico – hanno scritto al Provveditorato regionale Amministrazione penitenziaria e al presidente del Tribunale di sorveglianza di Milano – e anche alle volontarie “Le dame di San Vincenzo” che da anni aiutavano noi detenuti con supporti morali e materiali di prima necessità. Ci vieta il consenso a chiamare i nostri legali se non adduciamo motivazioni per lei convincenti, fino a convincerci a non telefonare. Ci minaccia di ritorsioni se non eseguiamo come marionette i suoi ordini e ci costringe in celle sovraffollate quando ce ne sono di inutilizzate. Una situazione non più sostenibile, e la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato l’episodio che ha visto un nostro compagno di detenzione rischiare la vita per colpa della direttrice, salvato solo grazie alla professionalità del personale infermieristico coordinato dal dottor Alì El Azaymeh (che, la scorsa settimana, ha ricevuto il divieto a entrare in carcere per ordine di servizio della stessa Mussio)”.Per questi motivi oltre due terzi dei detenuti ha proclamato lo sciopero della fame “e per il momento – scrivono -  ci sottoporremo solamente alla pesate giornaliera, finché non verranno presi provvedimenti corretti ed effettivi dalle autorità preposte, utili alla risoluzione dei problemi. Chiediamo un colloquio con il Garante nazionale dei detenuti e rifiutiamo qualunque colloquio con il personale interno dell’Istituto che, come consuetudine, la direttrice manderà per risolvere problemi che ha creato lei e che mai ci sono stati prima del suo arrivo”.E l'iniziativa dei detenuti ha l'appoggio dei Radicali Sondrio: “I segnali di forte disagio erano chiari da diversi mesi ed era quindi prevedibile che si potesse arrivare a questa situazione apertamente conflittuale - afferma il portavoce Gianfranco Camero -. Le dimissioni nel marzo scorso del Garante dei detenuti,Francesco Racchetti, che denunciava l'impossibilità di esercitare la sua funzione (peraltro sostenuto in questo senso dalle organizzazioni di volontariato nel carcere) rappresentava un campanello d'allarme. Nel sostenere le pacifiche rivendicazioni espresse dai detenuti, ci associamo nel ribadire quale sia il nodo del problema, sollecitando le autorità competenti ad affrontare con coraggio la questione, prima che la situazione possa degenerare”.Sull'argomento interviene anche  la Rete dei cittadini e delle associazioni firmatari della lettera aperta sul carcere di Sondrio e sulle dimissioni del Garante dei detenuti. "Le notizie di eccezionale gravità che giungono dal carcere di Sondrio - scrivono - da un lato preoccupano per la situazione di sistematica violazione di diritti, innanzi tutto dei detenuti, ma poi anche degli operatori; d’altro lato suonano – purtroppo - come pesante conferma di quanto a suo tempo denunciato nella relazione dell’allora Garante dei diritti delle persone  detenute e successivamente nella lettera sottoscritta da 1279 cittadini e da 25 associazioni".
Leccotoday (giovedì 29 settembre):


SONDRIO, SCIOPERO DELLA FAME IN CARCERE: ECCO LA LETTERA SCRITTA DAI DETENUTI E' di questi giorni la notizia che 25 dei 38 detenuti del carcere di Sondrio hanno aderito ad uno sciopero della fame: sotto accusa la direttrice dell'istituto Stefania Musso. Riportiamo qui di seguito quanto scritto dai detenuti al Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria e al presidente del Tribunale di sorveglianza di Milano. « - Il direttore dell'istituto ha vietato più volte l'ingresso del garante dei detenuti fino a metterlo in condizione di rinunciare all'incarico. - Il direttore dell'istituto ha vietato l'ingresso delle volontarie "le dame di San Vincenzo" che da anni aiutavano i detenuti con supporti morali e materiali di prime necessità. - Il direttore dell'istituto ci vieta il consenso di contattare telefonicamente i nostri difensori/avvocati se non indichiamo le motivazioni dettagliate e convincenti per lei (in realtà prende tempo per dissuaderci dall'effettuare telefonate). - Non vengono rispettate le graduatorie relative alle attività di lavoro svolte all'interno dell'istituto sotto la dittatura della direttrice (tra l'altro voci di corridoio lasciano intendere un clima di tensione provocato dalla stessa che si ripercuote inevitabilmente a discapito dei detenuti). - Il carcere è sovraffollato e ci sono persone detenute anche con problemi di salute costrette a stare in spazi ristretti (quando vi è una cella detentiva di circa 17mq chiusa da mesi, approssimativamente 4/5 posti). - Le richieste dei detenuti circa i colloqui con il direttore vengono presi in considerazione solo per obbligo da parte della direttrice stessa che consistono in monologhi nei quali l'unica a parlare è lei stessa senza dar modo ne spazio ai detenuti. - Il direttore dell'istituto ha minacciato e minaccia i detenuti di possibili ritorsioni a sfavore del loro trattamento rieducativo e di rinserimento se non eseguono i suoi oridini come marionette generando così un clima di paranoia e paura che sfocia in aggressività e tutte le più ovvie conseguenze tra tutta la popolazione detenuta e non. Come causa scatenante che ci ha portato a esporre questa ormai insostenibile situazione vi è l'episodio che di recente ha visto protagonista un nostro compagno di detenzione (e così ancora lo vorremmo chiamare) rischiare la vita, fatto fortunatamente evitato grazie alla tempestività e alla professionalità del personale infermieristico coordinato dal dirigente sanitario dottor Ali El Azaymeh che da molti anni si è impegnato a salvaguardare la salute dei numerosi detenuti pazienti entrati in carcere talvolta anche in condizioni già critiche di per se. Per questi motivi dichiariamo sciopero della fame e per il momento ci sottoporremo solamente alla pesata giornaliera finchè verranno presi provvedimenti corretti ed effettuati dalle autorità preposte, non dalla direttrice attuale, utili alla risoluzione dei problemi specificati come sopra. Chiediamo un colloqui con il garante nazionale dei detenuti e rifiutiamo qualunque colloquio con il personale interno dell'istituto che, come consuetudine, la direttrice ci manderà per risolvere problemi che in realtà lei ha creato e mai ci sono stati prima del suo arrivo.»
Teleunica (giovedì 29 settembre, servizio di Fabio Panzeri):



Radio Onda D'Urto (venerdì 30 settembre, disponibile anche QUI, nel link è possibile ascoltare anche un'intervista a Francesco Racchetti):

CARCERE: SCIOPERO DELLA FAME DEI DETENUTI DI SONDRIOProtesta eclatante da parte dei detenuti del carcere di Sondrio contro le disposizioni della direttrice penitenziaria Stefania Mussio. Venticinque reclusi sono entrati in sciopero della fame.Al centro della manifestazione dei detenuti, da quanto si è saputo, ci sono i comportamenti ritenuti non corretti della direttrice. L’ultimo divieto che ha fatto esplodere la protesta è il divieto di ingresso al medico per le visite programmate, sebbene lei sostenga che l’assistenza sanitaria è comunque garantita dal rapporto di collaborazione con l’ospedale del capoluogo valtellinese. Un fatto gravissimo, dato che l’assistenza medica non è sotto la direzione dell’amministrazione penitenziaria, ma dipende dall’azienda sanitaria locale.Le tensioni non riguardano solo i detenuti, ma si estendono anche alle associazioni di volontariato e al personale di polizia. Le prime si sono trovate di fatto nell’impossibilità di lavorare all’interno del carcere; difatti sono stati imposti divieti nel fornire beni essenziali come vestiti, così come è stato fermato un progetto di aula informatica che forniva ai detenuti di acquisire attestati riconoscibili dallo Stato per il reinserimento lavorativo.Pure il personale penitenziario sta richiedendo trasferimenti per cambiare luogo di lavoro. Limitazioni di accesso sono state applicate persino ai legali dei detenuti.Un altro episodio che fece molto discutere furono le dimissioni del garante dei detenuti Francesco Racchetti, che lavorava da diversi anni all’interno del carcere. Il garante diede le proprie dimissioni denunciando le condizioni di impossibilità di lavoro in cui si era trovato ad agire. Si parla infatti di colloqui limitati, resi possibili solo dietro richiesta scritta e motivata da autorizzare da parte della dirigente. Un fatto per cui si avviò una raccolta di firme a sostegno del garante.Per capire la situazione all’interno della struttura carceraria abbiamo raggiunto ai nostri microfoni proprio Francesco Racchetti, ex garante dei detenuti.
Centro Valle (sabato 1 ottobre, due articoli siglati tdr):

SCOPPIA LA PROTESTA CONTRO LA DIRETTRICE, I DETENUTI FANNO LO SCIOPERO DELLA FAMEI detenuti del carcere di Sondrio non ci stanno più alle regole stabilite dal direttore Stefania Mussio. E dopo l'ultimo episodio di divieto al medico del carcere di entrare a visitare i detenuti, venerdì scorso, hanno avviato uno sciopero della fame per protestare contro di lei. E' datato 26 settembre il documento firmato da 25 carcerati che sostengono di dover sopportare continue vessazioni da parte del direttore, dal momento dell'assunzione del suo ruolo nell'estate 2015. Nella lettera, rivolta al Provveditorato regionale di amministrazione penitenziaria e al Presidente del Tribunale di sorveglianza di Milano, i detenuti elencano punto per punto ogni problematica a cui si sono trovati di fronte negli ultimi tempi. In particolare si fa riferimento al divieto di ingresso per decisione del direttore ed esercitato più volte, al garante dei detenuti Francesco Racchetti. Situazione che ha di fatto portato Racchetti a dimettersi. Stefania Mussio, sempre a detta dei 25 firmatari, avrebbe vietato l'accesso anche alle volontarie "Le dame di San Vincenzo" che da anni portavano il proprio supporto morale oltreché beni di prima necessità nella struttura. Nel testo si legge anche che "il direttore ci vieta di contattare i nostri difensori telefonicamente se non indichiamo le motivazioni dettagliate e convincenti per lei (in realtà prende tempo per dissuaderci dal farlo)".Nel testo, la direzione di Stefania Mussio viene definita come una vera e propria "dittatura" a cui i carcerati devono sottostare e che vede anche il mancato rispetto di graduatorie relative alle attività di lavoro svolto nell'istituto. I carcerati sostengono di trovarsi di fronte alla necessità di comportarsi come marionette per compiacere il direttore, al fine di non incorrere in ritorsioni di cui lei li minaccia, sul loro trattamento rieducativo o sul loro reinserimento nella società. A conclusione della lettera i detenuti hanno fatto riferimento ad un episodio (citato anche nell'intervista al medico del carcere, Ali El Hazaymeh, pubblicata su Centro Valle di sabato 24 settembre) nel quale un detenuto stava rischiando la vita, salvato grazie all'intervento del personale infermieristico e proprio del coordinatore sanitario. Il quale viene definito dai firmatari, così come i colleghi infermieri, dotato di professionalità e "da molti anni impegnato a salvaguardare la salute dei numerosi detenuti pazienti entrati in carcere talvolta in condizioni già critiche". E costretti, secondo la loro versione, a vivere in condizioni peggiori, come il sovraffollamento nelle celle pur avendone di vuote inutilizzate. 
ARRIVA IL SOSTEGNO DI RADICALI E ASSOCIAZIONIIl sostegno ai detenuti per la condizione denunciata con lo sciopero della fame, arriva da più fronti. In particolare, Radicali Sondrio ha voluto esprimere il proprio sdegno e la propria vicinanza ai carcerati di via Caimi con una lettera. Nella quale Gianfranco Camero ricorda anche le dimissioni del Garante, Francesco Racchetti: "Sul Consiglio comunale sondriese che pure, in modo quasi unanime, ha espresso allora apprezzamento per la figura del Garante, sembra poi aver prevalso la posizione del Sindaco Molteni che, senza chiedere conto alla Direttrice della Casa circondariale di comportamenti che hanno portato all'allontanamento persino delle “Dame di S. Vincenzo”, ha preferito lasciare che le acque si calmassero per bandire il concorso per la nomina di un nuovo Garante. Forse nella speranza di trovare qualcuno più "conciliante'". Lo sconcerto provocato dalla situazione arriva anche da una Rete di cittadini e associazioni i quali esprimono preoccupazione per la violazione dei diritti dei detenuti e sottolineano la loro solidarietà, arrivando a ringraziarli per aver portato alla lice con coraggio la situazione occulta delle strutture carcerarie. Appoggio che riferiscono anche nei confronti del medico del carcere Ali El Hazaymeh. Della situazione del carcere, funzione sociale della penalità e ruolo dei Garanti dei detenuti verterà l'incontro pubblico di sabato 22 ottobre alle 9, nella Sala Besta della Banca Popolare di Sondrio. 





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